Parkinson
porta vecchia

Parkinson : intervento integrale nell’area psicologica e sociale . Quali sono i pilastri fondamentali a livello psicologico nel trattamento di questi pazienti ?


Alcune indicazioni.


Quest’area della psicologia nasce con l’intento di partecipare attivamente nel processo di assimilazione -adattamento della malattia considerando tutti gli ambiti che coinvolgono il paziente sia personale, familiare che sociale .

In tal senso, il nostro sforzo come psicologi si focalizza nel riuscire a creare una serie di comportamenti di normalità, favorendo l’adattamento alla nuova situazione che si è venuta a creare cercando di trasformare la costante percezione di “essere un malato” in “essere affetto da una malattia” adeguandosi sempre al suo grado di limitazione.

Consideriamo che in questo modo si promuove la partecipazione attiva ed il coinvolgimento della persona nella propria vita.

E’ molto importante potenziare l’azione fisica della terapia farmacologica alleggerendo i sintomi non fisici della malattia attraverso un lavoro psicologico.

Nella gestione del malessere emotivo si aiuta il paziente ad esprimere i propri sentimenti in maniera adeguata e costruttiva, facilitando in buona parte la transizione della persona che vive un processo di lutto psicologico : la percezione di perdita della salute.


E’ fondamentale, nell’approccio psicologico, lavorare per creare obiettivi realistici e facilitare l’apprendimento di nuove regole che permettano al paziente di vivere con i limiti della malattia in modo più proattivo , vale a dire, diretto a prevenire situazioni o problemi , in modo di pianificare anticipatamente azioni future.. Tutto questo è necessario che sia esteso all’ambiente più vicino al paziente e cioè i familiari, gli amici ecc, sia direttamente con il nostro intervento che attraverso il paziente.

Ci sono aree specifiche da affrontare come migliorare la qualità della vita e il livello di adattamento del paziente, focalizzandosi in maniera generale su tutto ciò che riguarda la persona: è necessario cambiare il concetto di guarigione con quello di recupero del controllo su la propria vita ; come tutti sappiamo, la malattia di Parkinson è una patologia senza una cura definitiva.

Quindi è molto importante assicurare la stabilità emotiva del paziente. D’altro canto lavorare sui deficit cognitivi , qualora ci fossero ( deficit dell’attenzione, alterazioni della funzione esecutiva, bradipsichismo, bradifrenìa, alterazioni del linguaggio , anomie , alterazioni visuo-spaziali) è di grande importanza.

Non bisogna trascurare l’aspetto sociale e familiare del paziente, poiché anche loro sono coinvolti dai vari problemi generati dalla malattia, anche loro sono “smarriti” di fronte alla nuova situazione in cui si trova la persona amata.

Possiamo ottenere un miglioramento in alcune aree come l’immagine di sè stessi, lo stato d’animo, le relazioni con le persone più vicine , la percezione d’indipendenza ed autonomia, la pianificazione ed il raggiungimento di traguardi futuri tra altre cose. Tutto questo si sostiene in un intervento che promuove il coinvolgimento di tutto il gruppo familiare/sociale e che permette di avvicinarsi di più alla malattia ad un livello meno drammatico e più costruttivo.

L’acquisizione o miglioramento delle risorse personali nell’affrontare la nuova situazione generata dalla malattia è un’area in cui si produce un miglioramento dopo il trattamento. Durante gli interventi si pone molta enfasi nel potenziare le risorse psicologiche così come l’apprendimento di nuove modalità di affrontare le difficoltà dovuti al cambio di vita.

Quindi, il lavoro psicologico viene utilizzato come una sorta di piattaforma per dare risposta ai vari bisogni che pazienti ed ambiente presentano, focalizzando l’intervento tenendo conto dei diversi processi e circostanze che accompagnano ogni persona dal momento che viene fatta la diagnosi.

Da questo modo di comprendere e di approcciare la malattia il ruolo che può sviluppare la psicologia è primordiale, centrandosi in buona parte su aspetti preventivi , tenendo conto dell’individualità di ogni persona ed implicando azioni di natura sociale-familiare. Intervenire in questo modo contribuisce a minimizzare l’impatto della malattia , evitando la percezione di limitazione, isolamento ed inutilità che di solito accompagna la prospettiva di vivere con una malattia ed al fianco del paziente.

Il nostro lavoro sarebbe un’utopia se non lavorassimo insieme ad altri professionisti. Solo attraverso un lavoro che integra diverse figure professionali si può raggiungere in maniera globale un miglior aggiustamento ai cambiamenti sociali, familiari, economici , psicologici, funzionali ecc.

Il Parkinson è più di una malattia fisica .

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